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Lo Gnègno Niro

L’allevamento dei maiali in Italia è forse la più antica industria zootecnica esercitata in Italia. Infatti in antichi documenti troviamo che i Romani allevavano numerose mandrie di suini nei boschi dell’Appenninno, così pure in sud Italia, Umbria, Marche ed Emilia.
Lo Gnegno Niro Il Faelli nel 1911 riporta che in Italia prima del 1872 vi erano 35 razze e sottorazze (differenti una dalle altre per caratteri secondari) appartenenti alla razza a testa di talpa o romanica. A partire del 1972 in Italia si è iniziato ad importare suini inglesi Yorkshire e Berkshire per incrociarli con le nostre razze allo scopo di ottenere animali con maggiore attitudine all’ingrassamento, maggiore precocità e con scheletro più ridotto. Ciò ha portato alla scomparsa di molte razze indigene soprattutto quelle del nord e centro Italia. Le razze indigene più allevate in Italia erano: la napoletana, la pugliese (presente in Puglia , Calabria e Basilicata: essa ha una testa grande, zampe corte, mantello nero talvolta macchiato di bianco e aspetto selvaggio (Marchi)), la casertana, la siciliana, la sarda, la maremmana, la chianina, la bolognese. Con decreto direttoriale del 7 gennaio 2009 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali vengono riconosciute quali tipi genetici autoctoni le seguenti razze: cinta senese, mora romagnola, nero siciliano, casertana, apulo-calabrese, sarda. Il maiale nero dei monti Lepini è la denominazione locale della razza apulo-calbrese. Le carni dei maiali neri dei monti Lepini sono segnalate come prodotti tradizionali del Lazio ai sensi del DM 350/99.

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