Gli Antichi Sapori della Cucina Lepina
La Ciociaria è una terra poco conosciuta, ma molto ricca di storia, cultura e tradizione. Immersa in una ricca vegetazione mediterranea. Ed è qui che sorge Supino, piccolo paesino di montagna dall’antica storia.
Le sue origini risalgono, infatti, alla popolazione volsca, conquistata poi dai romani. Basti pensare ai resti di una villa romana del I-II sec. d.C., ritrovata in località Cona del Popolo. Essa è costituita da numerosi ambienti con pavimenti in cotto, marmo e mosaico. Restano ancora a testimonianza dell’antica età medievale la “Porta S. Nicola”, le “3 Portelle” a vicolo Gelsi, “Porta la Volpe” a piazza delle Erbe e “Portone” a via Roma. Ed ancora le fontane dove sgorga acqua fresca e pura che viene dalla montagna che con il suo scorrere perpetuo ha visto tanta storia passare. Famosa e molto frequentata, soprattutto d’estate, è la fonte del Pisciarello dove sgorga acqua minerale indicata per la cura delle malattie renali. Altrettanto famosa è la fonte dei Canali che si trova a 700 m. lungo la strada che porta Gli Antichi Sapori della Cucina Lepina alla piana di S. Serena (1000 m di altitudine nel cuore dei monti Lepini), base di escursioni verso la cima del Monte Gemma dove con guide è possibile arrivare a Carpinete Romano. Presso la località Fonte Canali si trovano diverse pareti rocciose dove è possibile fare free-climbing. E possibile, inoltre, fare lunghe passeggiate con la bicicletta e ammirare il paesaggio. In paese è possibile visitare la Biblioteca comunale specializzata in storia del cinema. In questo contesto ricco di storia e natura è inserito l’agriturismo “II Castagneto”. L’Azienda ha una proprietà di circa 16 ettari, dove è possibile ammirare asini della razza amiatina, vitelli, diverse razze di maiali come il “nero dei monti lepini”, oche caciarone, coniglietti e cavalli. L’Agriturismo è dotato di un parco giochi attrezzato per bambini ed un comodo parcheggio. Esso è gestito da me, Lucia, da mio marito Domenico e dai nostri 3 figlioletti (Pietro, Simone e Marco). Io sono uno chef attento alla tradizione e alla storia della mia terra. Sono sempre all’ascolto dei racconti delle nonne, soprattutto quelli che riguardano le ricette dei contadini e pastori supinesi. Tutti i racconti delle nonne inizia¬no sempre dalla cucina, luogo che mi ha sempre affascinato sin da bambina. Sin dalle epoche passate la cucina era il fulcro delle case, quasi tutte le atti¬vità della famiglia si svolgevano lì. Appena sveglie le donne accendevano il camino e appendevano sul fuoco, nell’apposita catena, un “Callaro di rame” pieno di acqua accuratamente coperto. L’acqua appena calda, serviva per tutte le operazioni della giornata: dal preparare pastoni a galline, vitelli e maiali al bagno in tinozza. E, poi, per cucinare era posta una “Pignata” accanto al Callaro. Essa era un recipiente in terracotta con fondo piccolo, corpo più largo e collo uguale al fondo. Nella “Pignata” venivano cotti legumi, patate lesse e minestre. La Pignata, come il paiolo, era lì tutto il giorno.